IL TRAUMA DELLA PERDITA

È il terzo anno che organizzo il seminario estivo nel piccolo paese di Allume, paese nel quale vivo dal 1985, quando sentii di dover percorrere a ritroso il percorso seguito tanti anni prima dai miei genitori per lasciarlo, alla ricerca di una vita migliore.
Ad Allume, una tempo, la vita si svolgeva sulle colline, lungo le coste; era conosciuto per le miniere da cui veniva estratta la preziosa pietra da cui prende il nome e che era richiesta in tutta Europa. Il paese era, tra l’altro, sede dell’arcivescovato dove fu battezzato il Premio Nobel Salvatore Quasimodo. Questo contesto ha sovente permesso di svolgere delle costellazioni che travalicavano l’ambito puramente familiare, per toccare argomenti che coinvolgevano in vario modo le istituzioni, anche ecclesiastiche, ed eventi collettivi traumatici rimasti nella storia, come guerre e terremoti. Abbiamo potuto osservare quanto persone e famiglie sacrifichino ai propri ideali, alle ideologie, alle morali, al denaro, alla magia, bianca o nera che sia.

Secondo le constatazioni ecografiche rese possibili da strumentazioni disponibili da un tempo relativamente breve, i concepimenti gemellari sono molto maggiori dei parti in cui viene dato alla luce più di un neonato. Per dirla in altre parole, accade spesso che nelle gravidanze partite come gemellari alcuni embrioni scompaiano senza veder mai la luce. Molte condizioni di disagio, tanto di genere fisico quanto di genere psichico, derivano da stati emotivi connessi alla perdita di fratelli e sorelle in una fase più o meno avanzata della gestazione. In tali casi le radici del disagio si possono rivelare nel corso di una costellazione. Occorre in tali casi “riconoscere ciò che è”, perché questo può rappresentare l’inizio di un processo di guarigione. Più le esperienze sono dolorose e più in profondità rimangono impresse nella memoria cellulare. Nel caso del gemello sopravvissuto il trauma causato dalla scomparsa dei fratelli si è verificato in una fase nella quale non si era ancora formata la parte del cervello da cui dipende la capacità di collegare le percezioni fisiche alle immagini di ciò che le hanno causate. Si può in tal senso affermare che il gemello sopravvissuto porta in sé una ferita ma non sa da cosa essa sia stata causata perché gliene manca l’immagine. Il sistema gemellare riceve il suo imprinting nel tronco encefalico, la parte del cervello evolutivamente più antica, nei primi 40 giorni della gestazione: nel corso di tale fase vengono decodificati gli automatismi relativi ai comportamenti ed alle reazioni di sopravvivenza. Il gemello sopravvissuto è gravato da un condizionamento inconscio che ha radici nel suo vissuto intrauterino e lo porta a cercare incessantemente nel mondo esterno dei sostituti per i fratelli e le sorelle che lo accompagnarono per un tempo tanto breve quanto impattante e significativo: egli continua di fatto ad essere circondato, nella vita di tutti i giorni, dai suoi gemelli scomparsi, attraverso la rete dei Sostituti Gemelli. In termini pratici questo significa che nei legami con i genitori, con gli altri membri della famiglia d’origine e con le varie persone incontrate in ambito familiare, sociale e lavorativo il gemello sopravvissuto ripete senza rendersene conto il canovaccio a suo tempo vissuto in utero con un certo fratello o con una certa sorella. Per il forte legame di appartenenza al campo morfogenetico del sistema gemellare in cui è stato inserito, il gemello sopravvissuto è legato indissolubilmente al destino dei suoi fratelli gemelli scomparsi e dunque al destino delle persone con le quali, nella vita esterna, essi vengono confusi e sostituiti. A tal riguardo l’osservazione fenomenologica attuata durante innumerevoli sessioni di costellazioni familiari indica che solo un Gemello Nato Solo può essere irretito e dunque portato a farsi carico del destino di qualcun altro: la totale fedeltà ai fratelli prende la forma della fedeltà ai sostituti di essia loro volta gravati da pesi familiari, anche di genere intergenerazionale.

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