IL PERCORSO DEL GEMELLO

Durante una costellazione, presenza e movimento corporeo del cliente sono gli unici indizi dai quali si possa evincere la tematica gemellare.

Lo scopo del lavoro è l’integrazione consapevole del Sistema Gemellare del cliente. Perché questo dovrebbe essere necessario?

Il cervello rettiliano (tronco encefalico) di ognuno di noi riconosce gli altri organismi embrionali presenti nelle varie sacche di liquido amniotico come primo sistema d’appartenenza. Entro i primi 40 giorni di vita intrauterina avviene l’imprinting relativo all’ordine gerarchico esistente tra gli appartenenti alle sacche. Come conseguenza di ciò, ad ogni persona conosciuta successivamente nella vita sarà attribuito un posto ideale all’interno di tale ordine e sarà pertanto di fatto considerata come un sostituto gemello per noi, che, a causa di questo, tenderemo a ripetere con essa le stesse dinamiche apprese in utero con il fratello gemello che sostituisce. Tale circostanza produce a sua volta una diretta ricaduta sulla compensazione tra prendere e dare: ad esempio, se percepisco mia madre come la sostituta per una sorellina gemella piccola sarò io a dare senza riuscire a prendere da lei, perdendo, a causa di questo, le mie energie vitali.

Un’altra eventualità consiste nel sentirsi piccoli rispetto al proprio partner, mentre nella coppia i partner dovrebbero trovarsi in una condizione di parità. Oppure ancora può capitare di percepire il proprio fratello primogenito come più piccolo di sé, e di vederlo dunque come un fratellino. Questi, insieme a tanti altri possibili casi, sono esempi di come i meccanismi di sostituzione gemellare possano condurre ad una violazione degli ordini gerarchici in ambito familiare.

Analoghe situazioni problematiche possono verificarsi in ambito lavorativo, dove a qualcuno può accadere, ad esempio, di percepire come più piccolo di sé il proprio datore di lavoro oppure un superiore, cosa che può causare uno sbilanciamento nei rapporti tra le persone che partecipano alla vita aziendale e dunque, eventualmente, ricadute sul rendimento professionale o addirittura sullo stesso andamento dell’azienda.

Alla luce di tali esempi è possibile comprendere meglio le cause del disordine in ambito familiare che è spesso possibile osservare nel corso delle costellazioni classiche e la necessità di uno specifico lavoro che permetta di far luce sulle problematiche che hanno origine nel campo morfogenetico gemellare dei vari componenti della famiglia; qui hanno la propria radice moltissimi blocchi tanto in ambito relazionale quanto in quello  professionale: ogni legame intrauterino che si conclude con la scomparsa di un fratello gemello termina con un movimento interrotto, ossia con un blocco; durante lo svolgimento di una costellazione si ha la possibilità di osservare come questo blocco, originato nel legame intrauterino, sia trasportato nel legame sostitutivo corrispondente al gemello scomparso al quale si riferisce.

Il mio lavoro sull’integrazione dei gemelli scomparsi nasce dal metodo delle costellazioni familiari e si basa sugli Ordini dell’Amore spiegati da Bert Hellinger, oltre che sugli importanti lavori di ricerca e sperimentazione compiuti da Norbert J. Mayer e dai coniugi Austermann. Ecco, in sintesi, le fasi attraverso le quali esso si svolge.

  1. Lavoro sotto il velo con l’ausilio di cuscini e pupazzetti

Inizia dal momento in cui il cliente è rimasto solo; man mano che s’introducono cuscini si va a ritroso, fino alla completa integrazione del sistema gemellare. Quando questo avviene, il cliente si trova in uno stato di totale presenza sensoriale e corporea, con l’attenzione rivolta al qui ed ora, in piena gioia. La sensazione descritta è di beatitudine.

  1. Lavoro sotto il velo con i rappresentanti

L’ultima fase intrauterina è la prima vissuta nel lavoro di costellazione sotto il velo. Il vissuto intrauterino è impresso nella memoria corporea cellulare del cliente, esattamente nella sequenza temporale in cui i fatti si sono svolti.

Il primo lavoro sotto il velo con l’ausilio dei rappresentanti inizia in uno specifico momento, a ridosso di un importante evento: l’ultimo trauma intrauterino vissuto dal clienteSi possono osservare i sintomi postraumatici e la riorganizzazione del gemello superstite con i fratelli gemelli rimasti vivi in questa faseSpesso si tratta di fratelli non amati, mal sopportati: è evidente il fastidio provocato nel cliente dalla loro presenza. Questi fratelli gemelli saranno sostituiti dalle persone che circondano il cliente nella sua quotidianità e che saranno da lui percepite come altrettanto fastidiose.

Quando il cliente,durante un seminario, propone una tematica riguardante l’ambito relazionale oppure quello professionale, in realtà la sua attenzione è rivolta ai gemelli perduti nelle sacche di liquido amniotico che stavano intorno alla sua durante i giorni, le settimane, i mesi successivi al concepimento. Accade, infatti, che il principale ed i colleghi di lavoro, il partner e, in alcuni casi, perfino i figli vengano sostituiti a quelli che furono gemelli di altre sacche. Se gli ambiti relazionali e professionali della vita del cliente rappresentano per lui le altre sacche di liquido amniotico percepite intorno alla sua durante la fase di gestazione, le persone a lui più vicine (padre, madre, sorelle e fratelli) fungono di solito da sostituti per i fratelli gemelli che si trovavano all’interno della sua sacca. Il vissuto nella sacca di appartenenza è percepito dal cliente in modo più fisico e traumatico, e coinvolge tutti i sensi; conseguentemente i rapporti con i membri della famiglia d’origine sono i più problematici e dolorosi.

  1. A ritroso

I lavori successivi continuano a percorrere il vissuto intrauterino del cliente, come una moviola che procede indietro, nel tempo: è possibile assistere alle costanti riorganizzazioni vissute dal cliente nel corso della gestazione; il rapporto con un determinato fratello gemello perduto funge da matrice per il rapporto con il sostituto dello stesso.

Ogni nuova fase del percorso costituisce un passo indietro nella vita intrauterina ed è pertanto spesso vissuta come una ricaduta dal cliente, che, in taluni casi, può provare molto scoramento: egli deve sempre tenere presente il fatto che le fasi ripercorse con le costellazioni si sono in effetti svolte in ordine inverso rispetto a quello in cui sono viste nel corso dei lavori, e che la prima perdita, vissuta come abbandono, è quella più dolorosa; quando questa si è verificata il cliente non aveva informazioni né esperienza, era completamente impreparato ad affrontare ed elaborare il trauma; invece i successivi abbandoni lo trovano via via più preparato, in quanto ha già dell’esperienza di simili accadimenti, dei quali può far tesoro, per potere affrontare le successive perdite.

Il cliente, man mano che torna indietro, arriva, infine, nella propria sacca di liquido amniotico, e può guardare i fratelli gemelli che formano il suo sistema d’appartenenza. Qui il trauma del cliente è più forte, tanto da interrompere la trama della sua vita: insieme con il suo fratello “specchio” e coi fratelli coetanei, aventi simile massa corporea, scompare tutto il suo universo: il cliente sarà scosso nella propria identità, nel proprio sé più profondo. Sfiduciato, spesso si colpevolizzerà per il fallimento dei legami per lui più importanti. Unico desiderio, quello di seguire i fratelli gemelli scomparsi, dei quali imitare il comportamento: sdraiarsi e chiudere gli occhi. In simili momenti di abbandono ed abulia, senza l’arrivo di altri fratelli che hanno recato disturbo e distolto la sua attenzione dal dolore della perdita, il cliente non sarebbe giunto vivo al termine della gravidanza.

Nel mio sistema gemellare sopravvivo solo io.

I fratelli gemelli che accompagnano le ultime fasi intrauterine, le prime ripercorse  durante le costellazioni prenatali, sono quelli che ci hanno tenuti in vita, attraverso il fastidio che provocavano in noi.

Similmente, la persona che entra nel nostro sistema, diventando un sostituto gemello, ci è funzionale, mantenendoci in vita attraverso il fastidio che provoca in noi. Questo ha una diretta ricaduta sull’andamento dei rapporti futuri: di regola sceglierò persone molto differenti da me; se nel mio sistema gemellare sono una gemella piccola, allora sceglierò, per riorganizzarmi, dei gemelli grandi, e viceversa. Questo perché l’abbandono da parte di chi avrebbe dovuto riconoscermi come uguale a sé è devastante e mette profondamente in crisi la mia identità: da quel momento in poi tutti gli altri saranno più grandi o più piccoli. Legarmi a qualcuno più grande, dato che dal grande impariamo per imitazione, è in sé una riorganizzazione. La matrice osservata durante innumerevoli sessioni di costellazioni è sempre la stessa: gemello vivo – gemello morto – movimento interrotto. Lo slancio iniziale si trasforma in fastidio e disillusione, il linguaggio usato è legato al peso, alla mancanza d’aria e di spazio vitale, che contraddistingue il vissuto intrauterino, man mano che i fratelli gemelli morenti ci si poggiano addosso, ci schiacciano, ci bloccano, ci prevaricano. In altre parole, bloccano il nostro movimento vitale.

Le riorganizzazioni vanno avanti, finché si giunge a quella con un fratello gemello in particolare, che sarà l’ultimo con il quale il sopravvissuto farà ancora un tentativo. Dopodiché il suo movimento verso ‘la vita’ si arresta. Sono questi i blocchi che vediamo nel corso delle costellazioni familiari: le origini di essi sono da ricercare in utero.

 Il cervello

Se una persona ha un determinato comportamento invalidante, nella sua storia familiare può esserci un vissuto specifico che lo ha portato a tenere quel certo comportamento. Se, però, tutte le persone manifestano un determinato comportamento, ci deve essere una legge biologica alla base di tale agire.

Seguendo questo principio, basato sulla fenomenologia, ho studiato il cervello. Ecco: la sindrome del gemello scomparso è legata all’evoluzione del nostro cervello.

Il tronco encefalico codifica gli automatismi della nostra fisiologia e i meccanismi di sopravvivenza: congelamento, fuga, attacco; attraverso le stringhe neurali temporali ancorate nel tronco encefalico, si riconosce il proprio sistema d’appartenenza in base a forma e massa corporea dell’altro; in utero il tronco encefalico è completamente funzionale entro i primi 40 giorni dopo il concepimento.

Tutte le parti del nostro cervello facenti parte del sistema limbico si formano e sono funzionali entro i primi due mesi intrauterini; tale fatto smentisce coloro i quali si ostinano a ripetere che un neonato non prova emozioni.

La corteccia cerebrale è funzionale solo alla fine del quinto mese, quando i fratelli gemelli, di regola, sono già scomparsi; essa non ha accesso alle informazioni relative ad accadimenti verificatisi prima di tale momento. Ciò che il cliente vive è l’impossibilità di spiegarsi razionalmente cosa stia accadendo e perché non riesca a trovare una via d’uscita da determinate situazioni che continuano a ripetersi nella sua vita. Il corpo ha delle percezioni; il cervello, come Google, indica milioni di possibili spiegazioni per esse; il cliente cerca quella giusta, ma, dato che la corteccia cerebrale non era presente nel momento in cui il trauma si è verificato, non potrà individuare un certo momento della gestazione in cui ha perduto un determinato fratello come il momento in cui, per la prima volta, ha provato un certo sentire; i  tentativi di trovare una spiegazione appariranno fantasiosi e stravaganti, mentre il corpo, non soddisfatto di questi, continuerà a ripetere la matrice. Il corpo ha sempre ragione: se in un dato momento ha imparato un certo programma è perché in quel momento quel determinato programma aveva una funzione. Il lavoro con le costellazioni gemellari ha il compito di comprendere consciamente quando ed in quali condizioni un certo programma, un certo schema comportamentale, una certa coazione a ripetere si sono instaurati, per capire se questi siano ancora oggi di qualche utilità. Come tutte le costellazioni segue lo schema: avvenimento / persone coinvolte / dinamica scaturita / emozioni suscitate. Non possiamo mettere in dubbio le emozioni: esse sono sempre vere. Il cliente non deve mai dubitare del proprio corpo e del proprio sentire: può rivedere le informazioni fornite dal cervello integrando quelle mancanti. È quello che facciamo sempre nelle costellazioni: integriamo il membro escluso dal nostro sistema, attribuendogli il posto che gli spetta. Questo rende liberi dagli irretimenti.

L’energia

Ogni singola cellula del nostro corpo necessita del metabolismo e della respirazione cellulare. Ogni trauma lascia delle tracce nella memoria cellulare: i canali della membrana si chiudono, il ricambio d’ossigeno e la comunicazione tra le cellule non avvengono più come prima. Più spesso si ripete il trauma, più blocchi cellulari si verificano, meno ossigeno arriva al corpo, meno energia abbiamo a disposizione. Questo processo si può invertire: reintegrando i fratelli gemelli, con l’ausilio di cuscini e rappresentanti, il cliente torna nel respiro e nel fluire, assimila ossigeno in tutte le cellule del proprio corpo, cambia il colorito del viso, la presenza sensoriale, il movimento corporeo è più fluido, le giunture ossee più vellutate. Il cliente è gioioso e propositivo.

L’energia è l’ossigeno che le cellule riescono a elaborare. È questo nuovo stato energetico a rendere possibile che il cliente cambi la vita intorno a sé.

Conclusione

Riconoscere ciò che è. “Sono una gemella nata sola.” L’integrazione conscia del sistema gemellare, mi permette di prendere consciamente il mio posto all’interno di tale sistema. Interrompo le matrici sostitutive, quello che in ambito clinico viene descritto come coazione a ripetere. Sono connessa ad ogni fratello, ritorno nel fluire, riprendo il movimento vitale lì, dove si è interrotto la prima volta. Non esaspero più le mie forze vitali nel vano tentativo di seguire i fratelli: esco finalmente dall’utero.

Noi non ci congediamo mai dai nostri fratelli gemelli, non pratichiamo nessun rito di congedo: così come sarò sempre figlia dei miei genitori, allo stesso modo sarò sempre sorella gemella dei miei fratelli gemelli. Se nell’utero sarò sempre la piccola in una sacca di piccoli, nella vita posso essere chi desidero. I nostri fratelli gemelli hanno seguito il loro destino. Loro non hanno avuto scelta. Io sì: posso scegliere se rimanere legata ai miei fratelli gemelli attraverso il trauma dell’abbandono o se portare fuori dall’utero la gioia e la condivisione che ci lega.

Questa scelta la deve fare il cliente. Adesso ha tutti gli strumenti per prendere una decisione consapevole.

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